• 16/09/2021
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LA PIAGA DELLE MORTI SUL LAVORO

Nel corso dell’estate, la stampa ci ha dato conto in più occasioni di incidenti mortali avvenuti sul lavoro in varie zone d’Italia. Dal caso di Luana a quello di Laila, operaie rimaste schiacciate dai macchinari presso i quali stavano lavorando, passando per quello di un 75enne vicentino che, a fine agosto, si è ribaltato con il muletto nella sua azienda.

Nei primi sette mesi del 2021, secondo i dati provvisori dell’Inail, sarebbero stati 677 gli infortuni mortali verificatisi a livello nazionale (-5,4% rispetto allo stesso periodo del 2020). Solo in Veneto se ne sarebbero registrati 53, dei quali 7 nella provincia di Vicenza, stando invece all’elaborazione dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre.

Se da un lato, eventi tragici di questo tipo devono far riflettere sulla reale applicazione delle misure di sicurezza adottate dal datore di lavoro, dall’altro aprono un ampio capitolo sul diritto dei familiari di vedersi adeguatamente risarciti… non solo dall’Inail.

L’IMPORTANZA DEI SISTEMI DI SICUREZZA SUL LAVORO

Garantire la salute e la sicurezza dei propri lavoratori dovrebbe essere la prerogativa di tutte le aziende e organizzazioni a vario titolo. Eppure, l’adozione del cosiddetto “Sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro” (SGSL) è, a oggi, ancora volontaria, tranne per quei settori considerati a rischio di incidente rilevante, come quello chimico e petrolifero.

Sta alla singola realtà la scelta di elaborare delle linee guida ad hoc e di farle rispettare, nominando un responsabile (RSPP), formando il personale e dotando quest’ultimo dei giusti dispositivi di protezione individuale. Se questa fosse sempre la norma, i vantaggi sarebbero preziosi per tutti, in quanto permetterebbero di:

  • minimizzare i rischi a cui sono esposti i dipendenti e i lavoratori terzi presenti in azienda;
  • ridurre i costi derivanti da incidenti, infortuni e malattie professionali;
  • accrescere il livello di salute, igiene e sicurezza sul posto di lavoro;
  • aumentare l’efficienza e l’immagine dell’impresa, con soddisfazione anche degli stessi lavoratori.

 

LA RENDITA, OVVERO IL TRATTAMENTO PER I FAMILIARI

In caso di danni fisici ed economici derivanti da infortuni sul lavoro e malattie professionali, il lavoratore trova una prima forma di tutela nell’Inail. Il datore di lavoro, infatti, è obbligato a stipulare un’assicurazione con questo Istituto per tutti i propri dipendenti. In tal modo, viene sgravato dalla responsabilità civile in caso di eventi lesivi, a meno che non venga riconosciuta la sua responsabilità per aver violato le norme di prevenzione e igiene sul lavoro.

L’Inail interviene anche in caso di morte sul lavoro, concedendo una rendita al coniuge e ai figli fino ai 18 anni (il limite sale a 26 anni se sono impegnati negli studi universitari e non lavorano). Eventuali conviventi, come i genitori e i fratelli, che per la loro sussistenza dipendevano dalla persona deceduta, devono dimostrare di possedere il requisito della “vivenza a carico”.

L’importo erogato varia a seconda del grado di parentela ed è calcolato sulla base della retribuzione massima convenzionale del settore industria.

Oltre alla rendita, l’Inail può riconoscere ai congiunti anche l’assegno funerario, ossia un contributo una tantum per le spese sostenute per il decesso del lavoratore.

ALTRI DANNI RISARCIBILI AGLI EREDI

Se a seguito della morte del lavoratore viene accertata la responsabilità penale o civile del titolare, per negligenza o violazione dell’obbligo di sicurezza, i familiari hanno diritto di rivalersi chiedendo un risarcimento più congruo, non previsto dall’Inail. Detto altrimenti, ciascuno di essi può presentare istanza autonomamente per ottenere il risarcimento dei danni biologici, morali e patrimoniali subiti.

Essi si suddividono in due categorie principali: iure proprio e iure hereditatis. Nel primo caso viene risarcito il danno morale patito dagli eredi per la perdita del proprio congiunto, nel secondo viene risarcito il danno subito dalla vittima che, di conseguenza, si trasmette agli eredi.

“La sofferenza interiore e il peggioramento della qualità di vita, materiale e relazionale, che possono scaturire da una tragedia come quella della morte di un proprio caro, possono determinare varie fattispecie di risarcibilità – osserva Carlo Quipotti di Infortunistica Soluzioni –. La questione, tuttavia, è estremamente complessa e va valutata in ogni suo aspetto per comprendere se vi siano gli estremi per un indennizzo e in quale misura”.

Ecco perché rivolgersi a professionisti accreditati significa avere la sicurezza di una presa in carico affidabile e completa della propria situazione.

 

Leggi anche: Danno differenziale, perché e come richiederlo in caso di infortunio sul lavoro

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