• 13/08/2021
  • Soluzioni SAS
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COS’È IL DANNO DIFFERENZIALE

Hai subito un infortunio sul lavoro e reputi che l’indennizzo che hai ricevuto dall’Inail non sia adeguato al danno patito? La legge prevede la possibilità di richiedere il danno differenziale.

Di cosa si tratta è presto detto. Se, di base, potremmo sintetizzarlo come il risultato di una sottrazione, stando al nome, invece, possiamo definirlo come il risarcimento ottenuto dalla differenza tra quanto versato dall’Istituto Nazionale Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, sulla scorta di tabelle proprie, e quanto è possibile richiedere al datore di lavoro (o a una terza parte) in sede civilistica.

Naturalmente sono necessarie due condizioni: da un lato che sia riconosciuta la responsabilità del datore di lavoro, dall’altro che l’indennizzo erogato dall’Inail risulti inferiore a quello che, per lo stesso danno, verrebbe liquidato dai Tribunali, secondo le loro tabelle.

PERCHÉ LA COPERTURA DELL’INAIL PUÒ NON ESSERE SUFFICIENTE

Tutti i datori di lavoro del pubblico e del privato sono tenuti a stipulare l’assicurazione Inail. Suo compito è quello di tutelare i lavoratori contro i danni fisici ed economici derivanti da infortuni e malattie professionali.

Soffermandoci sugli infortuni, l’ente interviene solo in caso di incidenti avvenuti in maniera improvvisa e violenta, tali da arrecare la morte, l’inabilità permanente o l’inabilità assoluta temporanea per più di tre giorni.

È dal quarto giorno, infatti, che l’Inail, sulla base di precisi indici tabellari e dopo aver accertato un danno di almeno il 6%, procede all’indennizzo. Quest’ultimo è pari al 60% della retribuzione giornaliera fino al 90esimo giorno di infortunio. Successivamente scende al 75%.

Da notare come non basti che l’evento avvenga durante il lavoro, ma è importante che si verifichi “per il lavoro”.

Sono compresi in questa categoria anche gli infortuni in itinere, cioè quelli che hanno luogo durante il tragitto casa-lavoro.

COSA COMPRENDE IL DANNO DIFFERENZIALE

Come detto, se il lavoratore può provare che il danno subito ha una portata maggiore, ravvisando una responsabilità del datore di lavoro o di terzi, può richiedere il danno differenziale.

Questa forma di risarcimento contempla più tipologie di danno che si possono così riassumere:

  • danno biologico (anche temporaneo) inferiore al 6%;
  • danno patrimoniale: comprende le spese sanitarie che la vittima deve sostenere, ma anche il mancato guadagno causato dall’infortunio;
  • danno morale, qualora l’evento avverso arrivi a turbare lo stato d’animo della persona in maniera significativa;
  • danno esistenziale, quando ne deriva un peggioramento della qualità di vita;
  • danno biologico da morte che può essere avanzato dai congiunti.

COME RICHIEDERE IL DANNO DIFFERENZIALE

Dimostrare la responsabilità del datore di lavoro o di terzi, rivalendosi quindi sulla rispettiva compagnia assicurativa, non è cosa facile, per questo affidarsi a dei professionisti è la soluzione migliore. Dove trovarli? In un’infortunistica.

“La nostra agenzia collabora da sempre con uno studio legale specializzato – racconta Carlo Quipotti, titolare di Infortunistica Soluzioni –. Questa sinergia ci permette di non lasciare nulla al caso. Raccogliamo tutti gli elementi utili per giungere a una valutazione complessiva del danno che tenga conto di tutte le sfaccettature, e permetta di far ottenere alla vittima un risarcimento quanto più possibile congruo”.

GLI INFORTUNI SUL LAVORO NEL 2020: QUALCHE NUMERO

Stando ai dati dell’Inail, lo scorso anno le denunce per infortunio sul lavoro sono calate dell’11,4%, attestandosi sulle 571mila unità, un quarto delle quali relative a contagi da Covid-19 di origine professionale. I casi riconosciuti sono stati 375mila.

Gli infortuni mortali denunciati hanno superato quota 1500 (oltre un terzo per Coronavirus), ma quelli accertati sono stati 799.

Le prestazioni sanitarie erogate ammontano a 6,4 milioni. Seimila, infine, gli assistiti che hanno ricevuto ausili per la cura personale, l’informatica, la mobilità e la domotica.

“Al di là di questi numeri freddi e generalisti – osserva Quipotti –, va ricordato che se il lavoratore ritiene di aver subito un danno serio, e può dimostrare che vi sia stata una responsabilità altrui, ha il diritto di rivolgersi alla giustizia amministrativa. L’importante è non attendere troppo per non rischiare la prescrizione. Per il ricorso c’è tempo tre anni, ai quali vanno aggiunti 150 giorni dal momento dell’infortunio”.

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